Stamattina mentre mettevo in ordine la mia scrivania particolarmente piena di oggetti, mentre mettevo ordine nella mia mente sulle cose da fare, mi sono resa conto che c’erano davvero molti libri sopra.
Normalmente tengo i libri da leggere in un pezzettino di libreria e quelli letti li sistemo con tanto amore seguendo l’ordine alfabetico che da qualche anno governa questa massa di oggetti senza fine. L’ordine alfabetico è nato i primi giorni di lockdown, quando non era assolutamente chiaro cosa ci stava succedendo e per quanto ne avremmo avuto. In quei giorni tutti abbiamo fatto cose strane. Io ho deciso di togliere tutti i libri che erano messi in ordine sparso, il risultato dell’unione della mia libreria e di quella dei miei genitori, e di rimetterli con molta calma in un ordine che mi permettesse di trovarli e magari di evitare i doppioni.
Parentesi a parte, stamattina mi sono trovata quattro libri che occupavano uno spazio diverso dal loro, tutti per un motivo particolare, e nel vederli insieme ho pensato che di questi libri sarebbe davvero molto bello parlare. Che non fossero un caso. Un libro appena finito, uno che rileggo a tappe e che ascolto, il primo libro scritto da un amico e il libro per il prossimo incontro del gruppo di lettura. Stamattina sulla mia scrivania c’erano loro quattro.
Il battello bianco di Čyngyz Ajtmatov è il libro che stiamo leggendo per il gruppo di lettura che si incontrerà giovedì. Sono arrivata un po’ in affanno questo mese ma per fortuna è una lettura scorrevole e una lunghezza che mi ha permesso di finirlo e di tenermi un paio di giorni per ragionarci prima di discuterne apertamente con gli altri lettori. Non è tra i libri che più mi sono piaciuti di questo gruppo, ma come sempre sono curiosa di scoprire cosa ne pensano gli altri e di vedere se anche questa volta la discussione sui temi trattati fa emergere delle doti di questo libro che in prima lettura non avevo colto.
Mare aperto di Luca Misculin è un libro che ho amato molto, anche solo la frase “storia umana del Mediterraneo centrale” era bastata a invogliarmi alla lettura, oltre al fatto che seguo questo giornalista e ne apprezzo lo stile e i temi che affronta. È un libro che parte da molto lontano per arrivare ai giorni nostri, alla tremenda attualità che quel pezzo di mare ben conosce. Ma ci arriva piano piano, raccontandoci un sacco di aneddoti, storie, luoghi. Non contenta della lettura ora me lo sto ascoltando anche come audiolibro letto dall’autore stesso, un modo diverso per apprezzarlo ma sicuramente altrettanto interessante, un podcast molto lungo come lui stesso l’ha definito.
NEIL Storia di una normale diversità di Alessandro Migliucci è il primo libro pubblicato da un amico. Qui non si parla di mare ma di musica, di diversità e di normalità. Un romanzo che è anche una favola, che ci mostra come la diversità porti ricchezza e non vada esclusa. Nel leggere la prefazione scritta dal padre avevo gli occhi lucidi, non per la tristezza legata alla malattia del figlio ma per l’amore che arriva dritto al lettore, per la voglia di parlare di concetti sicuramente non facili in un modo nuovo, per l’invogliare alla ricerca delle potenzialità e della ricchezza di tutti, a prescindere da come nasciamo.
Marinai perduti di Claude Izzo mi riporta di nuovo nel blu e nel Mediterraneo anche se in modo totalmente diverso. È un romanzo ambientato a Marsiglia e che narra la storia di tre personaggi che gravitano attorno a una nave costretta a stare ferma in porto, così come loro. È un libro dove tutte le sfaccettature di questo grande mare emergono attraverso i personaggi e i rapporti tra di loro.
La foto di questi libri mi fa pensare che siano davvero tanti i modi e i temi da raccontare, che gli stili possano essere molto diversi, ma che in quelli che ultimamente mi piacciono di più l’elemento comune è l’umanità. L’umanità intesa come sentimento di comprensione, indulgenza e solidarietà verso gli altri, che si traduce in gentilezza, altruismo e rispetto. L’umanità come natura e condizione umana, che comprende le qualità, i limiti, le capacità intellettuali e morali, e la fragilità dell’essere umano.
Pensavo fossero fuori posto, ma a guardare bene non lo erano per nulla.